Marzo 28, 2024

Planetspin

Pesca in mare e acqua dolce

Le storie di pesca di Gian Domenico: CERCANDO MISTER ESOX

Giandomenico è per me (e per noi pescatori figli delle riviste di pesca) uno dei personaggi chiave della pesca a spinning.

Si deve a lui il merito di aver fatto appassionare tante persone, grazie ai racconti e alle indicazioni tecniche capaci di aprire le menti dei lanciatori, sia inesperti che già tecnicamente preparati.
Oggi abbiamo l’onore di condividere qui sulle pagine di PLANETSPIN uno dei suoi racconti di pesca, pubblicato sulla sua pagina facebook. Leggiamo cosa scrive:

Corri, corri! Vieni a vedere! Se quello non è un luccio stupendo, parola che domani mi faccio prete …”

Il mattino dopo, di buon‘ora, Piercirillo si era alzato presto, perché avrebbe dovuto prendere la corriera che lo portava in città dove sarebbe andato a chiedere come si faceva a prendere i voti.

Ma all’ultimo momento aveva rinunciato, un po’ perché non ne aveva per niente voglia, un altro po’ perché non sarebbe stata contenta per niente la moglie .

Aveva avuto ragione quel suo amico del “corri, corri”.

Infatti, a parte il fatto che non aveva capito il perché dovesse correre, dato che era lì di fianco a lui, gli aveva mostrato chiaramente che si trattava solo di un bel tronco, lucciforme fin che si vuole, ma pur sempre un tronco.

Quell’episodio particolare era stato poi l’inizio di una serie di illuminati consigli ( al neon) che per Pier erano stati utilissimi, anche perché aveva scoperto che gli piaceva moltissimo girare, canna in mano, per imparare a conoscere la vita di certi pesci che erano i più misteriosi per dono di natura.

Gli era rimasto in mente in particolare proprio il luccio, ma solo perché, quando lo sentiva nominare, gli venivano in mente imprese difficilissime e ai confini della realtà.

Così, una notte che aveva dormito male perché aveva mangiato troppo pesce crudo rifilatogli come freschissimo, aveva fatto degli stranissimi sogni nei quali era comparso a più riprese il sunnominato luccio.

Aveva imparato, poi, che si sarebbe trattato di pesca d’avventura, di movimento, di ricerca, di scoperta di mille particolari della vita del pesce e del mondo delle acque.

Come se il tutto non bastasse, c’era anche un altro particolare di importanza fondamentale e cioè il fatto che con la caccia d’avventura si poteva e si doveva andare in tutte le acque, dal minuscolo rialetto alpino al mare e in qualsiasi momento.

Pensa e ripensa, era andata a finire che Piercirillo detto Pier non soltanto si era messo in smania, ma aveva anche scoperto che per realizzare il suo sogno di avventure acquatico- piscatorie, il luccio era l’ideale, dato che viveva in tantissime acque diverse e dalle caratteristiche variabilissime, dal grande lago al fiume, dal piccolo affluente agli stagni o ai canaletti dimenticati.

Già: “dimenticati” …

E allora gli erano tornati in mente tanti episodi sentiti raccontare dai suoi numerosi amici pescatori, episodi che dapprima erano stati definiti “casi”, poi “stranezze”, poi “episodi eccezionali”e, infine, “che minchia ci racconti?” quando sembravano incredibili.

Uno, dieci cento volte anche se in tanti anni.

Voleva solo dire che non era un caso, ma un aspetto della vita del luccio il quale, spesso e volentieri, finiva là dove c’era un canaletto minuscolo, un piccolo fontanile, una”buca” di una resorgiva sepolta dal canneto.

Così senza parere e, con fare beatamente ingenuo, aveva cominciato a raccogliere informazioni quando gli capitava dagli abitanti dei casali sperduti nella sconfinata campagna, dagli altri pescatori, da chiunque fosse un frequentatore di una certa zona.

L’aveva chiesto anche alla Filippetta, la proprietaria della trattoria a due passi dal fiume dove si raccoglievano tutti i pescatori del circondario e dove le ultime notizie piscatorie erano sempre all’ordine del giorno . Lei, però, confondendo Luccio con Lucio, aveva risposto affermativamente: sì, ne aveva conosciuto uno alto, biondo, con due bicipiti che sembravano tre, che la veniva a trovare ogni tanto, ma dopo qualche tempo era diventato uccel di bosco. Che poi fosse proprio di bosco, non era mai stato accertato.

Così, senza volere, aveva scoperto che quelli che affermavano che c’erano lucci là in quelle minuscole e dimenticate acque immerse nella vegetazione erano non proprio la totalità, ma quasi.

Bastava inventarsi la frase magica :

” Ma qui, una volta tanto tempo fa, non avevano preso un grosso luccio in un canaletto o qualcosa di simile?”

Non era vero che qualcuno lo avesse detto, ma la risposta positiva non si faceva quasi mai attendere. Certo, che l’avevano preso! Era stato il fratello del nonno di Filippetta che lo aveva incontrato là nel canalino di irrigazione e lo era andato a prendere infilzandolo con il forcone.

Oppure” Certo che è vero! Là c’era il piccolo stagno delle anitre e un giorno vi era finito dentro un luccione da quindici chili. C’erano voluti tre volontari per riuscire a tirarlo fuori”.

Avevano detto a Pier che gli sarebbe bastato portarsi dietro solo qualche artificiale “da luccio”. Già: ma quale?

Aveva condotto una specie di inchiesta presso i luccisti veri, i migliori esperti di questo tipo di “caccia” al pesce e la risposta era stata quasi unanime: “Se vuoi andare nel sicuro, in qualsiasi acqua e in qualsiasi momento, per il luccio portati dietro principalmente i cucchiaini rotanti semplici o tandem, sempre piuttosto grossi “. Uno di loro, poi, gli aveva mostrato i Martin da 20 e 28 grammi , più altri tandem notevolmente voluminosi. Quando poi qualcuno gli aveva mostrato le foto anche recentissime, primi lustri anni duemila, con lucci da sogno presi proprio con i cucchiaini rotanti, Pier era rimasto a bocca aperta :

“ Ma mi era sembrato di sentir dire che i rotanti erano artificiali superati, che erano vecchi …”

Tutti gli esperti luccisti si erano messi a ridere : “Vai tranquillo – gli avevano detto- A parlare così sono soltanto i falliti dello spinning che magari sono addirittura precipitati nelle pasture, oppure chi vuole fare il gioco affaristico di far vendere altri modelli che costano molto di più e che alla fine rendono meno“.

E gli avevano anche spiegato che il rotante era l’unico artificiale che potesse giocare su “istinti” diversi anche al di là della fame, istinti che sono innati e che non variano con le mode. Affermare che sono passati di moda, dunque, vuol solo dire cadere nel ridicolo …”

Seguendo i consigli dei veri esperti, Pier aveva deciso di portarsi dietro soltanto i rotanti e all’alba delle dieci e mezza del mattino dopo, aveva deciso di andare là dove c’era quel canaletto dimenticato da tutti, esclusi quelli che se lo ricordavano e di portarsi proprio in foce.

Acque tranquille, silenzio profondo, schiere di pescioletti che giravano con calma tra le canne …

Gli avevano raccontato che,nella pesca al luccio, il terzo lancio è quello che conta, perché, per il luccio, il primo è di avviso, il secondo di identificazione di qualcosa che nuota nelle vicinanze e il terzo è quello dell’attacco.

Lui, per semplificare le cose, aveva pensato che sarebbe stato meglio partire subito con il terzo lancio: il primo e il secondo li avrebbe fatti dopo, anche perché non aveva capito a che cosa potessero servire se quello buono era il terzo.

Aveva montato un Martin da 28 solo per vedere che effetto faceva in acqua e la sorpresa era stata immediata.

Proprio all’imbocco del canaletto, là appena sulla destra rispetto alla sinistra, che poi sarebbe viceversa se visto dall’altra parte, qualcosa si era mosso e un lungo muso era comparso tra le canne. Era ammutolito dalla sorpresa, anche perché, con enorme stupore, aveva visto che appena dietro, attaccato alla testa, c’era anche il corpo, un corpo lungo e tigrato che avrebbe fatto invidia ad una tigre del Bengala che, come è noto, è “mezza nera e mezza giàla”.

Il luccio, un bestione che se non pesava nove chili e trecentocinquantadue pesava di meno o di più, aveva fatto uno scatto talmente veloce che lo spostamento d’acqua provocato aveva fatto finire mezzo branco di alborelle sulla riva.

La lotta era stata lunga, molto più lunga del previsto, tanto che anche il giorno successivo qualcuno che era passato nelle vicinanze,lo aveva visto e aveva detto :” Ma guarda che roba: Pier è ancora là che sta duellando col luccio …”

Un nuovo “cacciatore” era nato.

Per quanto riguardava la data del battesimo, si sarebbe deciso in un secondo tempo.

Testo e foto di Gian Domenico Bocchi
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