Ottobre 13, 2024

Planetspin

Pesca in mare e acqua dolce

Spinning alla spigola nella laguna e in acqua salmastra (Orbetello)

Oltre ad essere l’indiscussa “Regina” del mare, la spigola è senza dubbio uno dei predatori più ricercati anche negli ambienti salmastri.

Che si tratti di un tratto finale di fiume, prima che si riversi in mare o di un bacino lacustre, questo pesce è capace di adattarsi a diversi habitat, arrivando dal mare, fino ai tratti più antropizzati delle grandi città della penisola.

Chiamato anche branzino, è inconfondibile grazie alla sua tipica livrea, diventando sogno e a volte ossessione per tanti pescatori che ne fanno quasi un life style, uno stile di vita, vivendo nell’attesa famelica del verificarsi di precise condizioni, per le loro battute di pesca.

Articoli e video sulla pesca della spigola sono stati ampiamente trattati e conosciuti, ma ricercarla in ambienti diversi dal mare, è un’ esperienza da provare, molto emozionante e affascinante.
Nella parte finale dell’articolo andremo a dettagliare in breve, i punti comuni e le differenze che si riscontrano verso le diverse tipologie di spot (spiaggia aperta, scogliera, foce, porto, interno fiume, laguna) popolate da questo pregiato predatore.

E’ vero, ormai si è detto, letto e visto di tutto su questa tecnica di pesca, c’è rimasto poco da inventare, ma lo spinning è bello soprattutto per questo:

proprio quando hai finalmente acquisito delle piccole certezze nel tuo bagaglio di esperienze, arriva la smentita… ed è tutto da rifare.

Ho trascorso qualche giorno nella cittadina toscana che ospita l’ormai consueta gara internazionale “Branzino the challenge”, abbiamo avuto modo di ascoltare e vivere tantissime storie. Qui ad Orbetello sono presenti due specchi d’acqua salmastra (laguna di ponente e levante) che offrono l’opportunità di poter pescare la spigola in un contesto unico nel suo genere, si tratta di un complesso regolamentato da severe norme, soprattutto per tutelare i pesci presenti.


Ho avuto modo di sentire dal pescatore locale o dai partecipanti delle scorse edizioni che, dopo aver catturato tante spigole in altre occasioni, non hanno superato le tre catture, ad altri “fortunati” che in poco più di mezz’ora della seconda giornata di gara hanno realizzato le catture che ne hanno decretato la vittoria della competizione.

Questo per dire che: anche in questo contesto, così come in interno fiume o in mare,

non è scontata la cattura e ci si deve impegnare non poco per riuscire a capire quali sono i dettagli e i punti chiave

da considerare attentamente per riuscire ad essere efficaci in pesca.

E’ stato molto emozionante vivere la pesca con quello spirito di avventura che contraddistingue chi sceglie di solcare le acque con il kayak, una sensazione di libertà, una perfetta alternativa alla ormai poco fruttuosa pesca dalla riva, che sia in questo spot che altrove, permette un approccio diverso in spot troppo frequentati, inaccessibili o magari invasi dalle dannose reti, messe in posta da pseudo pescatori senza scrupoli.

Ma una volta entrati nel vivo della pescata, sorge spontanea una domanda: quali sono i punti fondamentali che dobbiamo tener conto nelle nostre uscite in cerca della spigola in questi ambienti salmastri?

In parte possiamo applicare le stesse logiche della pesca a spinning in mare classica, di cui potete trovare un ampia descrizione nelle guide, in formato ebook  o cartaceo, disponibili sullo shop AMAZON (link) https://www.amazon.it/s?i=digital-text&rh=p_27%3ALuigi+Del+Pizzo&s=relevancerank&text=Luigi+Del+Pizzo&ref=dp_byline_sr_ebooks_1


Per fare una rapida e sintetica esposizione possiamo riassumere in: il posto (lo spot), le condizioni meteo marine, l’orario, l’attrezzatura, l’esca e il tipo di recupero. Sarà il giusto mix tra teoria e pratica in pesca, a permetterci di migliorare la nostra tecnica e realizzare le catture tanto ricercate.

Andiamo ad analizzare i vari punti: partiamo dallo spot.

Si, è vero, si tratta pur sempre di un habitat diverso rispetto al mare, l’ambiente salmastro è una via di mezzo tra l’acqua dolce e quella salata

ma proprio per questo possiamo adoperare concetti e soluzioni provenienti da entrambe le specialità.
Una volta individuato un posto dove intendiamo pescare, il passo successivo sarà capire dove si trova la strike zone, ovvero quella zona dove si hanno maggior possibilità che ci sia il predatore. Può essere delineata per caratteristiche geografiche o per altri fattori.
Per fare un esempio pratico, se ci troviamo in laguna con delle insenature, avremo varie postazioni dove pescare e la strike zone può essere la punta di un molo (caratteristiche geografiche), in quanto i pesci sono obbligati a passare da quella zona per entrare nel bacino.

Che si tratti di un tratto finale di un fiume, una laguna, un bacino lacustre o un qualsiasi altro specchio salmastro, la prima cosa da identificare è la presenza di vegetazione e i salti di fondale, in questo habitat il pesce foraggio, che attrae il predatore, si trova in concentrazione maggiore perché c’è maggior presenza di nutrimento.
E’ questa la strike zone, ovvero quella zona dove aumentano le possibilità di cattura, dove i pesci passano e sono in attività predatoria ed è proprio qui che insisteremo la nostra azione di pesca.
Altre zone da considerare sono le prossimità di pontili, eventuali strutture presenti sulla costa e ostacoli presenti sul fondale come le rocce e i detriti: i predatori come la spigola amano tendere agguati, quindi si appostano nascosti, in attesa della preda di passaggio da aggredire.

A differenza degli estuari, dei tratti fluviali, tipicamente si tratta di bassi fondali. 

seconda della stagione in cui siamo e delle annate di secca, si arriva a massimo un metro e mezzo di fondale, ma molto spesso si trova vegetazione che arriva a trenta, quaranta centimetri dalla superficie o addirittura affiorante.

Le condizioni meteo marine
Grazie agli ausili di cui tutti disponiamo per navigare in rete, ci sarà facile conoscere le condizioni meteo marine che troveremo quando saremo in pesca. Forza del vento, marea, sole o pioggia, ci indicheranno in che modo affrontare lo spot, sia come vestiario che come attrezzatura da preferire. A secondo della possibilità, potremo scegliere quando insistere la nostra azione per trovare le condizioni più favorevoli al nostro scopo.

Uno degli elementi che condizionano la nostra uscita è sicuramente il vento

questo muove i primi strati dell’acqua, intorbidendola e favorendo la circolazione del pesce foraggio in cerca di nutrimento. Di conseguenza anche le spigole approfittano della poca visibilità per tendere agguati e avvicinarsi maggiormente alle prede. Le piogge aumentano l’ossigenazione dell’acqua e intorbidiscono i fiumi, soprattutto gli ultimi tratti, quelli interessati dalla nostra azione di pesca, sono queste le giuste condizioni in cui avremo maggiori chance di cattura.

L’orario
Ogni predatore ha delle caratteristiche comportamentali ben precise, queste si ripetono secondo un ciclo definito che si ripete con frequenza.

In molti casi questi amplificano l’attività predatoria durante gli orari della giornata che coincidono spesso con alba e tramonto.

Abbiamo così appreso un fattore importante da non tralasciare nelle nostre battute, ma scopriamo insieme altri segreti legati agli orari della giornata.
Con alta pressione, acqua limpida o comunque troppo chiara, le spigole non sono in spiccata attività, ma tuttavia riescono a riservarsi delle finestre temporali durante l’arco della giornata per provvedere alla nutrizione. Con il presentarsi di queste situazioni meteo marine si opterà per terminali più sottili.

Il primo pomeriggio è solitamente caratterizzato dall’aumento del vento, dovuto alla corrente termica che da mare spira verso terra.
Questa variabile influenza l’attività della spigola, un pesce che ama cacciare tendendo agguati e che approfitta dell’acqua intorbidita per avvicinarsi con maggior efficacia alle sue prede.

Non tutti sanno che la pesca a spinning può essere praticata anche di notte, anzi è uno dei momenti migliori.

Anche nell’oscurità delle tenebre o con acqua molto torbida, le esche artificiali svolgono egregiamente il loro compito, grazie alle vibrazioni e i colori accessi e chiari, vengono identificati dai predatori allo stesso modo del giorno.
Prima di praticare la pesca a spinning in notturna, credo sia ideale avere una buona conoscenza dello spot e delle esche. Il mio consiglio è di studiarne il movimento di giorno, in posti dove è possibile controllarne azione e profondità di affondamento; fare dei sopralluoghi sullo spot di pesca ci faciliterà non poco l’approccio notturno, magari dotati di una buona lampada frontale.

L’attrezzatura
Tra i vari punti fondamentali dello spinning, la scelta della nostra attrezzatura ha un ruolo di primaria importanza.
Identificare una giusta combinazione di canna-mulinello e districarsi in questo complicato mondo fatto di materiali, modelli, misure e prezzi differenti non è semplice, ma la soluzione può essere alla portata di tutti.
A prescindere dall’estetica e dal prezzo, che condiziona in modo soggettivo i nostri acquisti,

dobbiamo cercare di tener sempre presente quattro fattori: la taglia, la specie del pesce che insidieremo, lo spot e gli artificiali che utilizzeremo.

In definitiva, una volta scelta la canna, potremo scegliere il mulinello da accoppiare. Tutto questo anche in virtù di un bilanciamento ideale per agevolarci nell’azione di pesca, per non affaticarci e per facilitare lunghe sessioni dove si succederanno anche ore di continui lanci e recuperi.

Taglia e specie del predatore a cui saranno destinate le nostre uscite, ci aiuteranno a capire la potenza del nostro combo canna-mulinello, meglio definita come lure weight, ovvero il peso delle esche che potremo lanciare. Allo stesso tempo dovremo selezionare per il nostro scopo, la corretta azione, ovvero la risposta con cui torna allo stato iniziale se sottoposta a sforzo, può anche essere definita come il suo comportamento alla flessione.
Parlando della canna, per prede di piccole e medie dimensioni (fino a 3 kg) potremo arrivare ad un massimo 10-15 grammi (circa mezza oncia) di potenza, non occorrono muli eccessivamente capienti né potenti, ma affidabili e precisi.

Trattandosi di spigole, avremo a che fare con pesci dall’apparato boccale relativamente delicato.
Saranno prede che opporranno una buona resistenza, ma che dovremo fronteggiare con canne che asseconderanno le loro sfuriate, senza rischiare di strappare dalla loro bocca l’esca allamata. Ok alle canne in carbonio, ma senza scegliere quelle troppo “fast”, con schiena troppo potente.
La postazione di pesca invece, ci può fornire indicazioni sulla lunghezza della canna da preferire: potremo adottare una “all round” , una tuttofare di media lunghezza (circa 2.10 metri) per coprire un pò tutti gli spot: dalla pesca dalla costa in prossimità di ostacoli, alberi o manufatti, alla pesca da piccoli natanti, belly boat o kayak.

Anche le esche che useremo richiederanno canne adatte, Il capitolo artificiali è sicuramente uno dei più complessi e dovrebbe essere interpretato considerando numerose varianti e fattori, ma per completezza di informazione, iniziamo a familiarizzare con esse. Definiamo in che modo la tipologia degli artificiali che utilizzeremo, condiziona la scelta della  nostra combinazione canna-mulo.
In merito alla taglia del mulinello, sarà sempre relativa alla lunghezza/peso della canna cui lo abbineremo, ma da valutare è anche il rapporto di recupero, se vogliamo insidiare la spigola con piccoli minnow e snodati, sono consigliati quelli con un basso rapporto di recupero, ma sempre di buona qualità, meglio se ad imbobinamento a spire incrociate per avvolgere in modo omogeneo il nostro trecciato ed ovviare alle fastidiose parrucche, i grovigli di filo in bobina.

Il filo da imbobinare deve essere equilibrato al sistema pescante, atteniamoci anche alle indicazioni espresse sul fusto della canna (specifiche tecniche) e non esageriamo con i libraggi/diametri per non perdere troppi metri sul lancio (in teoria più è doppio il filo, a meno metri riusciremo a lanciare la nostra esca) e non lo riduciamo troppo per contrastare in modo adeguato grosse catture inaspettate. Come terminale un buon fluorocarbon 0.30 è ideale per coprire un po’ tutte le situazioni.

Gli artificiali
Esche tecniche come i jerk minnow, i popper e i wtd, per essere gestiti al meglio, necessitano di continue correzioni (jerkate) e variazioni del recupero, per cui vanno molto meglio le canne corte e reattive ad azione media o fast (veloce). Per esche classiche come gli ondulanti metallici o minnow molto palettati che prediligono un recupero lento e lineare, possiamo adottare anche canne più lunghe ad azione parabolica.

Di grande efficacia nella scorsa edizione del BRANZINO THE CHALLENGE, sono stati i WTD di misure max 100 -120 cm

perchè essendoci troppa vegetazione semi affiorante era molto difficile pescare con altre esche, tipo minnow, anche se poco affondanti. Inoltre visto il grande numero di orate presenti in laguna, si rischiava di perdere tempo con questi pesci che non avevano valenza ai fini della competizione.

Di grande efficacia sono le esche siliconiche, per questo argomento molto vasto e in continua evoluzione, è stata realizzata un manuale disponibile sullo shop online di AMAZON (link qui) https://www.amazon.it/s?i=digital-text&rh=p_27%3ALuigi+Del+Pizzo&s=relevancerank&text=Luigi+Del+Pizzo&ref=dp_byline_sr_ebooks_1  , tuttavia i modelli che possiamo utilizzare sono le imitazioni di pesce foraggio, tecnicamente chiamati shad e piccoli vermoni. Molto graditi dalle spigole sono le stesse esche che possiamo utilizzare nella pesca al black bass in acqua dolce.

Quello che rende entusiasmante la pesca e in particolare la tecnica dello spinning, è sicuramente l’assenza di regole fisse, di certezze. Tuttavia con la pratica scopriremo che ci sono eventi ciclici che si ripetono a distanza di tempo o nel presentarsi di precise fasi lunari, condizioni marine ed atmosferiche.

Tenere aggiornato un diario, un taccuino, in cui segneremo le nostre uscite, le catture, le esche utilizzate e tutti i parametri che riterremo importanti, sicuramente ci sarà di aiuto, ma quello che dovremo sviluppare e imparare a seguire nel tempo, sarà il nostro istinto, il cosiddetto “senso dell’acqua”.

Con l’esperienza maturata, non ci sarà più bisogno di tenere aggiornato il nostro diario del pescatore, sapremo individuare in base al periodo dell’anno in cui siamo, i predatori che più facilmente potremo incrociare e i posti di pesca da preferire.
E’ importante avere un termine di paragone e potremo farlo incrociando i dati raccolti, ma col tempo scopriremo che le varie situazioni propizie sono ordinate in modo così casuale che non è sempre facile trarre le giuste considerazioni.
Dovremo saperci adattare alle diverse situazioni che caratterizzano ogni nostra battuta, anche perché non sempre potremo scegliere con buon anticipo quando andremo a pesca.

La pesca della spigola in ambiente salmastro è una tecnica in cui il lanciatore di spinning può mettere in pratica tanta inventiva.

E’ facile trovare soluzioni alternative come inneschi siliconici particolari (drop shot, split, piccole testine piombate), ma allo stesso modo se non abbiamo acquisito la giusta padronanza dello spot in cui siamo, i risultati arriveranno tardi.
Le condizioni particolari che caratterizzano i singoli habitat sono molto spesso legate alle fasi di marea e al vento. La spigola aumenta la sua attività sui picchi di alta o di bassa, per poi sparire senza farsi vedere per tutto il resto della giornata. E’ un predatore lunatico e in parte misterioso, forse anche per questo affascina una grande vastità di anglers.

La differenza principale dalla pesca in mare è sicuramente l’attenzione maggiore nell’effettuare dei lanci precisi, qui non conta tanto la distanza, ma soprattutto raggiungere quel punto preciso in cui potrebbe trovarsi il predatore. Molte volte lo troviamo proprio sotto i nostri piedi e lo vediamo sfuggire via appena arriviamo su un nuovo spot, per cui cerchiamo di fare i primi lanci a debita distanza prima di raggiungere la postazione da cui lanceremo.

Infine, vale sempre la regola di credere in ogni istante all’attacco. Dal momento in cui la nostra esca arriva in acqua, fino agli ultimi centimetri del recupero… proprio quando stiamo per togliere la nostra imitazione per fare un nuovo lancio, all’ultimo giro di manovella… la “regina salmastra” potrebbe gradire il nostro artificiale e regalarci una fantastica emozione!!!